Si va dall'uso di sostanze anestetiche applicate direttamente sul pene (prilocaina, lidocaina) - che hanno però
lo svantaggio di rendere più o meno insensibile l'organo maschile - alle terapie orali.
Qualche successo è stato
infatti ottenuto con gli antidepressivi inibitori del reuptake della serotonina (SSRI).
È inoltre allo studio una
nuova molecola, sempre appartenente al gruppo degli SSRI, la dapoxetina, che sembra avere una azione particolarmente
spiccata nel rallentare i tempi dell'eiaculazione. Comunque si tratta di un farmaco ancora in fase di sperimentazione.
Quando la causa è organica, si può prendere in considerazione la terapia chirurgica. Si tratta di un'operazione diretta
ad eliminare l'esagerata sensibilità del pene senza agire sui grandi fasci nervosi e che non fa perdere la normale
sensibilità peniena.
Si effettua in anestesia locale e dura meno di un'ora. In pratica consiste nell'eliminare
una parte del prepuzio (circoncisione) e di incidere le ramificazioni periferiche sottoglandulari
del nervo dorsale del pene, quelle che vanno a finire sotto il glande e sono responsabili dell'ipereccitabilità.
Vengono anche cauterizzate le altre piccole diramazioni presenti tra il frenulo e il glande.
Per alcuni giorni sarà necessario tenere un bendaggio e utilizzare una crema antibiotica per
prevenire eventuali infezioni. Dopo circa un mese si può riprendere gradualmente la normale attività
sessuale e verificare l'avvenuto miglioramento nel controllo dell'eiaculazione.
Per un recupero pieno comunque, sarà necessario attendere almeno 2-3 mesi.
Prostaglandina E1
Si tratta di farmaco iniettabile all'interno dei corpi cavernosi mediante una piccola puntura indolore.
Particolarmente utile nell'impotenza da cause vascolari e nel diabete. Realizza una "ginnastica"
vascolare curativa per i corpi cavernosi, arricchendoli progressivamente di ossigeno.
Può anche essere usato prima di passare a terapie meno invasive.
Fentolamina
Si tratta di un vasodilatante ad azione non specifica che potrebbe essere utilizzato
nei casi di impotenza su base psicogena e nelle forme lievi di deficit arterioso.
Dagli studi disponibili sembra che la sua efficacia si attesti intorno al 30-40% dei casi risolti.
Tuttavia l'impiego per via orale di questa sostanza nella disfunzione erettile è ancora in fase di studio.
Apomorfina
È capace di interferire sull'erezione attraverso un meccanismo a livello cerebrale piuttosto complesso.
È utile nell'impotenza su base psicogena e nei casi di moderato deficit vascolare.
Va comunque presa solo sotto stretto controllo specialistico.
Trazodone
È un farmaco antidepressivo di cui è stata rilevata, come effetto collaterale,
la possibile erezione prolungata (1 caso su 10.000 assunzioni). Questa osservazione
ha fatto ipotizzare il suo utilizzo nei casi di impotenza, supportato comunque dall'esito positivo di alcuni studi
clinici controllati.
Attualmente l'impiego di questo farmaco in andrologia è abbastanza inconsueto.
E comunque in farmacia si trova come antidepressivo.
L-arginina
Si tratta di una sostanza che fa da precursore per l'ossido nitrico, la cui importanza nel meccanismo
erettivo è risultata fondamentale, ed è alla base anche di tutta la più moderna farmacologia per l'erezione.
Alcuni studi riportano buoni risultati sul sistema cardiocircolatorio in generale, e in andrologia
si sta valutando il suo impiego in sinergia con altri farmaci. Sildenafil, Tadalafil e Vardenafil.
Un discorso a parte merita sicuramente il Sildenafil (noto alle cronache col nome commerciale di Viagra).
Questo farmaco è stato originariamente studiato come anti-anginoso, ovvero come sostanza in grado di
aprire le arterie coronariche parzialmente ostruite e lenire il dolore cardiaco.
A livello dei corpi cavernosi agisce sulle strutture vascolari che realizzano l'erezione,
favorendo l'afflusso di sangue ed il suo "sequestro" all'interno di essi. L'erezione risulterà
pertanto facilitata nella fase di iniziale induzione, nel tono di rigidità raggiunta, nel mantenimento
durante l'attività sessuale. E rende più facile anche una seconda erezione.
Il farmaco dunque non agisce
sul desiderio sessuale, ma fa da "catalizzatore" vascolare dell'erezione.
Tutti i casi di deficit erettivo,
comprese le forme definite "psicogene", in cui sia presente una residua funzionalità vascolare,
anche in associazione con altre terapie andrologiche (ad esclusione del trattamento con le iniezioni
intracavernose di sostanze vasodilatatrici), possono essere trattate con questo farmaco.
Se invece l'impotenza è causata da patologie complesse, il trattamento può non essere efficace.
Lo specialista saprà indicare quando la cura può ottenere i risultati desiderati e suggerire il dosaggio giusto per ogni paziente,
in modo da ridurre al minimo gli effetti collaterali (cefalea, vampate di calore, sensazione di naso chiuso,
incostantemente rilevate nel 2-3% dei casi; i disturbi della percezione dei colori con l'accentuazione
dei toni del blu - il cosiddetto "effetto Puffo" - sono rari e scompaiono rapidamente).
Il Sildenafil e gli altri farmaci della stessa categoria sono, invece, controindicati in caso di pazienti
affetti da retinite pigmentosa e in quelli che hanno avuto un infarto o che sono in cura con farmaci nitro-derivati.
Uno degli aspetti interessanti di questi farmaci è che è possibile modularne l'assunzione al bisogno.
Il Sildenafil, per esempio, va preso "al bisogno", cioè circa un'ora prima di un ipotetico rapporto ed è utile in caso
di incontri non programmati. Le molecole più recenti, invece, possono essere prese anche 8-12 ore prima di un rapporto sessuale,
e vengono spesso prescritte in terapia cronica.
In questo modo è possibile, per chi ha una relazione stabile,
vivere una sessualità pressoché normale, senza eccessive programmazioni.
Durante il periodo di efficacia della compressa,
infatti, l'erezione indotta dalla naturale eccitazione risulterà facilitata. Non sussiste alcun pericolo
di erezione eccessivamente prolungata e dolorosa ("priapismo"). Se non si ricevono stimoli eccitatori,
non si verificherà alcuna erezione spontanea.
Secondo gli studi più recenti, l'assunzione prolungata di
questi nuovi composti è in grado di ripristinare la funzionalità circolatoria del pene e, quindi, in molti
casi la cura risulta risolutiva.
Come per tutti i farmaci, il periodo di somministrazione dovrà comunque
essere limitato al minimo necessario, anche in considerazione dei costi decisamente elevati.
Allo stato attuale non sono stati rilevati effetti dannosi dovuti a trattamento prolungato,
né esiste alcuna forma di "assuefazione" al farmaco.
In generale si ottengono buoni risultati, anche se alcune casistiche segnalano che, a tre anni dalla psicoterapia,
i miglioramenti persistono solo nel 25% dei casi trattati.
Quest'alta frequenza di recidive suggerisce
la necessità da parte del medico di continuare a seguire il paziente e la coppia per qualche tempo dopo aver ottenuto la regressione del sintomo.
Negli ultimi anni si sono fatti grandi passi avanti nella comprensione delle cause di disfunzioni dell'erezione.
Il risultato è che oggi il trattamento non è più empirico, ma mirato alle diverse cause del disturbo.
Se la cura può eliminare la causa, anche l'impotenza scompare, altrimenti si può procedere con una terapia sintomatica
della mancata erezione che, pur non eliminando il problema di fondo, consente comunque di avere una normale attività sessuale.
Quando la causa è ormonale, per esempio, si può intervenire con terapie correttive che risolvono la disfunzione endocrina: androgeni,
se esiste un deficit di testosterone; bromocriptina se c'è invece una iper-prolattinemia, l'eccesso di prolattina.
Per quanto riguarda le cause vascolari, invece, sarebbe meglio prevenire che curare, agendo sui fattori che favoriscono questi problemi: per esempio tenendo sotto controllo pressione arteriosa e diabete, seguendo una
dieta corretta ed eliminando il fumo.
Infatti, quando le arterie sono compromesse in modo molto grave,
si deve passare ad una terapia di tipo sintomatico, perché non è possibile ripristinare, se non in modo molto parziale,
la funzionalità circolatoria compromessa.
Nella migliore delle ipotesi si può ricorrere ai farmaci per la cura dell'impotenza,
come il Sildenafil e le altre molecole della stessa famiglia o alle microiniezioni di farmaci vasoattivi, che allargano le arterie e le sottopongono a una specie di "ginnastica" vascolare.
Queste sostanze possono essere peraltro
utilizzate anche in alcuni casi di impotenza su base neurologica o psicologica. In quest'ultimo caso, comunque,
i farmaci servono più che altro per sbloccare la situazione, perché la terapia di base deve essere una psicoterapia,
generalmente di tipo comportamentale.
Viceversa, un supporto psicoterapeutico è, in ogni caso, consigliabile
anche quando vengono adottate altre terapie mediche o chirurgiche per risolvere un problema organico perché, oltre a questo,
si devono spesso curare anche l'ansia e la paura innescata da precedenti fallimenti e frustrazioni.
L'ansia tra l'altro,
porta a sua volta ad un ipertono alfa-adrenergico, cioè ad una abnorme produzione di adrenalina, che vaso-costringe
le arterie del pene e impedisce il rilassamento del tessuto muscolare erettile, fondamentali all'inizio dell'erezione.
Oggi quindi, attraverso una corretta diagnosi, è possibile scegliere ed applicare terapie far-macologiche o chirurgiche
che consentono di recuperare la capacità di erezione nel 100% dei casi.
Vediamo quindi nel dettaglio quali sono queste terapie.
Le terapie chirurgiche dell'impotenza possono essere eseguite quasi sempre in day hospital: il paziente è cioè in grado,
nell'arco di una giornata, di risolvere i suoi problemi. Questi i possibili interventi.
Correzione degli incurvamenti
Gli incurvamenti dei corpi cavernosi del pene sono alterazioni del tessuto erettile che possono
essere presenti fin dalla nascita, oppure comparire, a causa di una fibrosi, dopo traumi o malattie
come l'ipertensione arteriosa e il diabete.
Possono essere anche una conseguenza della malattia di
La Peyronie (induratio penis plastica su base autoimmune) che, se non curata in tempo e in modo adeguato,
porta a impotenza non solo coitale ma anche erettile. Il raddrizzamento del pene avviene con un intervento,
detto corporoplastica, che consente in seguito un coito fisiologico.
Bay-pass arterioso
Quando le arterie che portano il sangue ai corpi cavernosi sono tanto alterate da non poter ottenere
alcun beneficio duraturo dall'uso dei farmaci vasoattivi, si può intervenire direttamente con la
realizzazione di un micro by-pass.
L'operazione consiste nel collegare l'arteria dorsale del pene
(che rifornisce direttamente i corpi cavernosi) con l'arteria epigastrica, ricca di sangue, situata
al di sopra del pube. In tal modo si saltano le ostruzioni e il pene viene di nuovo regolarmente irrorato.
L'intervento, che richiede una degenza di due-tré giorni e consente di tornare a una normale attività
sessuale nel giro di un mese, è consigliabile soprattutto alle persone giovani.
Incontinenza delle valvole venose nei corpi cavernosi
Se l'impotenza di origine vascolare è dovuta non a uno scarso afflusso dì sangue, ma ad una alterazione
del meccanismo di occlusione venosa per cui il sangue non viene trattenuto nei corpi cavernosi,
il difetto può essere corretto con un'altra tecnica di microchirurgia.
Consiste nel legare la vena
dorsale profonda del pene e le vene cavernose, che permettono il deflusso del sangue dai corpi cavernosi,
e nel restringere le crure, cioè le «radici» dei corpi cavernosi stessi.
È un tipo di chirurgia in costante evoluzione,
che permette di guarire completamente nel 60-65 per cento dei casi.
L'intervento comporta due giorni di degenza e un mese di
astinenza prima di riprendere normalmente l'attività sessuale.
Impianti di protesi
Quando la situazione vascolare (oppure l'innervazione, come nel caso delle paralisi da lesione midollare)
è irrecuperabile e risulta impossibile un'erezione naturale sufficientemente rigida, si impiantano nei corpi cavernosi
delle protesi che ridanno al pene la rigidità necessaria al coito.
Le protesi più perfezionate oggi in uso conferiscono
al pene un aspetto naturale, e non sono visibili dalla donna.
In genere hanno successo nel 90 per cento dei casi.
Unico: 06 97275439
E-mail: info@cmeit.it
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