Le malattie veneree (o sessualmente trasmesse) più comuni sono la sifilide, l’uretrite gonococcica, la linfogranulomatosi inguinale, le infezioni da clamidia e le infezioni da AIDS (HIV).
Facciamo qualche cenno sulla sifilide. Essa è una malattia infettiva cronica determinata dalla spirocheta pallida o treponema pallido che si contrae con i rapporti sessuali; le zone più frequenti di prenotazione dell’agente patogeno sono la mucosa del glande, del prepuzio, delle labbra e della lingua. Detta malattia nei secoli passati era più frequente a Napoli e in Francia, da dove appunto deriva l’antica denominazione di "morbus gallicus", mentre in tutta Europa si chiamava "mal di Napoli".
La spirocheta si chiama pallida per il metodo di colorazione per evidenziarla, che da l’immagine sfocata di un sottile filamento a spirale della lunghezza da 4 a 16 micron. Il primo contagio venereo di solito si presenta sulle mucose del glande o del prepuzio sotto forma di un eritema spesso circolare o di più eritemi. Questo stato va denominato come "sifiloma primario": da questa fase, se non curata, si passa alla fase secondaria.
C’è da dire che la sifilide può interessare la cute con fatti a tipo diverso, fatti eritematosi, papulosi, vescicolosi, pustolosi, bollosi, nodulari, fatti di alterata pigmentazione (discromie), alterazioni dei peli, delle unghe. La sifilide è una malattia trasmissibile con determinazione di una infezione generalizzata. Può contrarsi dopo la nascita (acquisita), e nella vita introuterina (ereditaria o congenita).
La sifilide acquisita inizia con un fenomeno di solito a tipo nodulare, sifiloma primitivo, che si sviluppa nel punto della cute o delle mucose dove è avvenuta l’inoculazione, dopo un periodo della durata abituale di 15-25 giorni detto periodo di prima incubazione. Segue di regola (salvo l’intervento di mezzi terapeutici) un periodo secondario con le note di una generalizzazione del processo infettivo. Il periodo terziario è caratterizzato per quello che riguarda la cute e le mucose da episodi più circoscritti ma più profondi, a tipo nodulare, cutanei (tubercoli sifilitici) o sottocutanei (gomme) con tendenza al rammollimento ed all’ulcerazione.
La sifilide può determinare paralisi progressive ove interessa il sistema nervoso. In passato la sifilide veniva curata con arseno-benzoli o con preparati lenti al bismuto, entrambi tossici.
Oggi la moderna terapia antibiotica con alcuni preparati speciali, se attuata tempestivamente, riesce a debellare questa pericolosa malattia venerea.
L’uretrite gonococcica è una infezione uretrale che di solito si contrae con i rapporti sessuali, ed è un contagio strettamente interumano. Il gonococco, poiché da la gonorrea, cioè la perdita di liquido purulento dal canale urinario o uretrale, viene anche denominato Neisseria gonorrheae. In questa malattia venerea l’ingresso del germe avviene dalla mucosa uretrale, di qui per continuità o per contiguità si diffonde all’uretra posteriore, alla prostata, alle vescicole seminali, ai testicoli e all’epididimo. Nella donna in genere la localizzazione avviene al collo dell’utero, dentro l’utero e alle tube.
Partito da un qualsiasi focolaio, il gonococco può invadere il sangue, e quindi dar luogo ad artriti metastatiche purulenti, o talvolta malattie cardiache. Il quadro iniziale per l’uomo si presenta in fase acuta con uretrite caratterizzata da muco e pus, che evolve o si cronicizza con complicanze alle ghiandole vicine. L’uretrite gonococcica talvolta può dare lesioni cicatriziali gravi che restringono il canale uretrale determinando col tempo difficoltà alla minzione (causando a volte la necessità del catetere).
La terapia comune per le uretriti è quella antibiotica, che da buoni risultati se attuata in tempo. Nei neonati va praticata una profilassi particolare iniettando nelle congiuntive nitrato d’argento o colliri speciali al cortisone attuando così la profilassi indispensabile per evitare malattie oculari gravi.
La legge punisce dal lato medico-legale il contagio di sifilide o quello di blenoraggìa comunemente detta uretrite gonococcica o scolo avvenuto con la conoscenza e quindi la consapevolezza del portatore del suo stato potenzialmente contagioso. Praticamente chi, avendo coscienza del proprio stato di malattia e la trasmette ad altri, determinando lesioni gravi e a volte irreversibili, è sanzionato dal codice penale.
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